I TIPOGRAFI TEDESCHI IN ITALIA DURANTE IL SECOLO XV . 1
’ARTE tipografica fu portata in Italia dalla Germania . L’Italia , più d’ogni altra nazione, era adatta a ricevere la meravigliosa scoperta; e prima di tutte, infatti, l’accolse dalla Germania ; 2 Roma, Firenze, Bologna, Milano, Venezia, divennero presto empori mondiali di libri ; Venezia, specialmente, fu il primo mercato librario del mondo. Molte sono le ragioni di ciò. La sede del cattolicismo faceva di Roma e dell’ Italia centro d’interessi e d’affari per l’Europa civile, v’adunava ricchi prelati e uomini dotti, mentre v’erano già, per la massima parte, i tesori manoscritti dell’ antichità; inoltre le tradizioni letterarie e scientifiche, gli umanisti delle fiorenti republiche e delle corti signorili; cittadini intelligenti e colti, innamorati delle arti e non alieni dagli studi. Altrove la vita dei popoli era sempre quasi tutta feudale, la cultura ecclesiastica-monacale, grettamente teologica, o aridamente giuridica. Le prime stampe nella Germania ed altrove servirono ai bisogni primitivi delle popolazioni, al culto religioso, al commercio, all’ amministrazione, alla scuola, e furono opera grande di industriali e mercanti. In Italia si volsero subito alla letteratura ed all’arte; qui si moltiplicarono gli esemplari delle opere antiche, dei grandi poeti, oratori, scienziati; di qui si sparsero per il mondo la Geografia di Tolomeo con le incisioni di Corrado Sweynheym e la Divina Commedia coi disegni del Botticelli.
Le stesse felici condizioni di cultura e di prosperità in cui allora si trovava l’Italia, furono forse la causa, per la quale oltremontani, e particolarmente tedeschi, v’introdussero, e propagarono la stampa. V’erano, in gran numero, egregi ingegni, che attendevano, con fortuna e profitto, alle industrie e ai commerci ; che nelle lettere e nelle arti salivano ad altezze mai più raggiunte; nè mancò chi, udito della meravigliosa scoperta, seppe stampare, con molto decoro, volumi, che son vanto della tipografia nostra più antica. Ma, in sostanza, la stampa, come arte, non potea trovare fra le arti belle il posto migliore, nè come industria, dava, fra noi, profitto superiore alle altre. Diverse, invece, erano le condizioni della Germania. Gli oltremontani, e i Tedeschi specialmente, venivano, anche allora, in Italia come nel paese dei sogni giovanili, quasi attratti per incanto e spinti a vicenda dalla bellezza del cielo, dalla bontà del clima, dai racconti uditi nelle patrie case, dalla poesia delle antiche memorie, dalla religione degli avi. Vi trovavano, secondo i casi, uffici di capitano e conestabile, di soldato e carceriere, benefizi ecclesiastici, conventi per il lavoro e per la preghiera, artieri disposti ad accoglierli in mezzo alle sonanti gualchiere, signori per ammetterli nel numero dei servi fedeli, principi e prelati protettori degli studj ; filosofi e scienziati, che, con grande libertà, intavolavano discussioni, alle quali avrebbe altrove posto il veto l’inquisitore, non sempre disposto a permettere che si approfondissero certe questioni. 3 E già nel sec. XV Paolo di Middelburg, nella Zelanda, conosciuto anche sotto il nome di Paolo Teutonico, fra i primi astrologi e matematici del tempo, vescovo dal 1494 di Fossombrone, poi strenuo propugnatore di riforme nella Chiesa e della riforma del Calendario, costretto a fuggire, per l’ignoranza dei concittadini, dalla patria, veniva, con entusiasmo in Italia, ove, egli dice, si pregia la scienza, le opinioni liberamente si discutono, si cerca con amore il vero. 4